Noi ci sediamo in cerchio e supponiamo, ma il Segreto si siede in mezzo e sa. (Robert Lee Frost)

10.08.2020

Sono seduta qui, a questo bel tavolo bianco in stile liberty che quasi si confonde con queste antiche mura, antiche più di me.

Tutt'intorno girano estranei, tanto effimeri da sembrare loro gli spiriti. Oggi ho deciso di rimanere invisibile e silente mentre vagano con il naso in su tra le mie stanze.

Mi chiamano "la Dama Bianca", della mia vera identità lascio a voi la scoperta.

Ho piacere di dare il benvenuto nella mia dimora presentandomi con discrezione, ma causo turbamenti tra i miei ospiti e non essendo mia intenzione, mi da molto dispiacere, un dispiacere che oggi non voglio prendere in carico.

Il mondo terreno ha bisogno di materia e non di spirito, dimensione questa che i viventi comprendono sempre meno.

Da questo angolo, realizzato da qualche dama di buon gusto arrivata in questa dimora dopo di me, fingerò di sorseggiare un buon con biscotti con il mio amato cavaliere, anche se ai miei tempi, da queste parti, ancora non era in uso.

Erano anni duri e cruenti, l'amore romantico era cosa rara; mi ritrovai presto a gestire la mia vita come un'adulta, io che ero ancora una bambina. Al mio fianco, un uomo molto più vecchio di me, oltre che rude, un condottiero impavido che difendeva questo sasso con forza bruta.

Mi perdo nei miei pensieri e torno ai tempi in cui non ero fatta di spirito, ma di materia. Vissi in un'epoca in cui parlare di condizione femminile sarebbe stato inaccettabile; eravamo merce di scambio, fui data in sposa a 12 anni senza alcuna possibilità di avere diritto di obiettare sul mio destino.

Ero già innamorata di un giovane cavaliere che sarebbe diventato una leggenda, ma mi toccò un uomo che non potei mai amare, ma che cercai di rispettare; mi fu affidato ben presto il compito di difendere da sola questa roccia durante una campagna militare che mio marito intraprese. Cercai di essere all'altezza di una vita che non era la mia.

Ben presto il castello fu vinto con le armi e io, donna bambina sola, invece del nemico, mi trovai di fronte il mio grande amore.

La passione che ci vinse fu la causa della mia fine per mano del mio consorte e d'allora la mia anima tormentata cerca giustizia tra queste stanze... una giustizia che forse non troverò, ma in questi lunghi secoli sanciti da silenziose invasioni del mio castello, ho imparato tante cose, conosciuto molta gente, ammirato molte stagioni, apprezzato il mutare del gusto e della vita e di questo sono grata al mio destino dopo la morte.

...Perciò quando verrete ad ammirare queste nobili mura, se non avrete modo di incontrare il mio spirito, porgete lo sguardo per un attimo a questo angolo discreto, sarò seduta a questo tavolino in ferro battuto fingendo di sorseggiare un tè e osservando le vostre vite.

Autore: Deborah Esposito

Liberamente tratto con estremo rispetto dai racconti ascoltati durante la visita al Castello di Gropparello e di alcune vicende della Divina Commedia.


Racconti di Ospitalità - blog personale di Deborah Esposito
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