Nessun bacio mi salvò

01.11.2020


Mi chiamo Biancaneve, mi hanno dato questo nome perché sono nata con una candida chioma bianca.

Tutto ciò che vi hanno raccontato su di me è falso o per lo meno travisato, è arrivato il momento che tutti sappiano la mia verità.

A 16 anni scappai di casa per sfuggire a mio padre, un vampiro di energia che impoveriva le anime di tutti coloro che lo circondavano e che lui nutriva unicamente con false promesse d’amore.

La mia fuga destò interesse e mio padre, non potendo sopportare che qualcuno conoscesse la verità su di lui, mandò un sicario a uccidermi.

L’assassino era un drago, ma appena mi vide si invaghì di me come io di lui e iniziò un'intensa storia d'amore.

Condividemmo momenti di felicità ma il suo cuore di pietra focaia non era fatto per amare e le sue fiamme si spensero (da qui il falso mito del cuore strappato), così andai via e non seppi più nulla di lui.

Vissi nel bosco, di cui vi assicuro non ho nessuna paura, amo le sue creature e la notte mi piaceva stare in loro presenza.

Mi nutrivo di ciò che la natura offre, vedevo i fiori sbocciare, ascoltavo gli uccelli cantare.

Non ricordo quanto tempo passai nei boschi perché la meraviglia che mi circondava mi fece perdere la cognizione del tempo.

Un giorno camminando vidi un camino fumante, la nostalgia per il focolaio domestico mi convinse a bussare.

Quando entrai fui accolta da una famiglia di folletti: madre, padre e sette figli dispettosi.

Devo dire che mi divertii molto in loro compagnia, all'inizio subii un po' i loro scherzi ma poi diventai complice, passai anni loro ospite, non ricordo quanti per la verità.

Stanca di mantenermi, la matriarca folletto un giorno decise di liberarsi di me, preparò una tavolata con tanti ricchi e gustosi frutti, tutti avvelenati.

Non la biasimo per questo, aveva sette figli da sfamare e io sono vorace.

Non fu la mela a tradirmi, o almeno non solo quella. A tavola c'erano cachi, mele, castagne, bacche e melograno.

Ero e sono una persona curiosa di assaporare ogni gusto della vita e, seppur consapevole che esagerare può essere pericoloso per lo stomaco, non mi risparmiai e approfittai di tutte le leccornie che mi furono offerte.

Così, sotto l'effetto delle stregonerie di mamma folletto, uscii di casa barcollando e intrapresi di nuovo la strada per il bosco.

Verso sera mi addormentai profondamente in mezzo alle amate piante e con il sottofondo del richiamo dei rapaci notturni.

Mi risvegliai in un luogo mistico mentre su di me vegliava uno sciamano; capii poi che ero in un alveare e il mistico che mi vegliava era un'ape regina, erroneamente molti pensavano che praticasse la magia nera, da qui il falso mito della regina cattiva.

Guarii grazie ai suoi insegnamenti, mi disse che per vincere le avversità occorre "prendere il nostro cuore tra le mani"(*), farsi guidare dalla saggezza, stare attenti ma non rinunciare, osservare i piccoli gesti impercettibili per giudicare le intenzioni delle persone, non giudicare mai le persone per i loro gesti.

Fu così che mi salvai, non certo con il bacio di un principe.

Allora imparai a distinguere tra bene e male e ora non ho alcun bisogno di essere difesa, mi rendo conto perfettamente che incontrare gente e visitare luoghi possa causare degli imprevisti, ma la scoperta, la sorpresa, la meraviglia del mondo e della unicità delle persone, valgono molto di più e sono ancora oggi disposta ad entrare nel bosco per intraprendere nuove avventure.

Autore: Deborah Esposito

Inutile dire cosa mi abbia ispirato, ognuno potrà leggere la propria interpretazione. Voglio solo dire che per raccontare questa storia ho usato qualche parola in più rispetto alle 500 che ho prefissato.

Racconti di Ospitalità - blog personale di Deborah Esposito
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